Pillole quotidiane di storia senese
di Maura Martellucci e Roberto Cresti
di Maura Martellucci e Roberto Cresti
Il 26 marzo 1760 inizia la demolizione della torre della famiglia Sansedoni, fatta costruire da Buonatacca Sansedoni, padre del Beato Ambrogio, a metà del XIII secolo. La torre, che poggiava su tre archi acuti senza avere solide fondamenta, fu giudicata da ingegneri e periti altamente pericolosa e per questo fu deciso di abbatterla. La scomparsa di questa torre, fatta di mattoni cotti e alta 120 braccia senesi (tanto che rivaleggiava in altezza con la Torre del Mangia), suscitò nel popolo due sentimenti contrapposti: se da un lato ci fu chi si dispiacque dell’abbattimento di una fabbrica maestosa, dall’altro alcuni ne furono contenti vedendola ormai come una inutile vanità delle antiche famiglie.
La demolizione fu terminata l’11 ottobre 1760 e la torre venne pareggiata fino alla sommità dei tetti, come la vediamo ancora oggi. Possiamo aggiungere che, durante la demolizione, sembra che in realtà la torre si reggesse benissimo in piedi, ma erano ormai cambiati i canoni architettonici e le torri, forse, molto sempicemente, non andavano più "di moda".
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Palazzo Sansedoni in una foto Brogi di fine '800 |
La demolizione fu terminata l’11 ottobre 1760 e la torre venne pareggiata fino alla sommità dei tetti, come la vediamo ancora oggi. Possiamo aggiungere che, durante la demolizione, sembra che in realtà la torre si reggesse benissimo in piedi, ma erano ormai cambiati i canoni architettonici e le torri, forse, molto sempicemente, non andavano più "di moda".
Crediti fotografici:
Foto tratta dal sito fondazionemps.it
Tutti i giorni le pillole quotidiane di storia senese sono anche su Antennaradioesse Siena alle ore 8.45, all'interno dell'almanacco. Ringrazio Maura Martellucci per aver cortesemente autorizzato la pubblicazione di questa nota.
Foto tratta dal sito fondazionemps.it
Tutti i giorni le pillole quotidiane di storia senese sono anche su Antennaradioesse Siena alle ore 8.45, all'interno dell'almanacco. Ringrazio Maura Martellucci per aver cortesemente autorizzato la pubblicazione di questa nota.
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